KINO e il nomadismo digitale in Italia
Come i piccoli borghi Italiani possono rinnovarsi accogliendo i nomadi digitali.
Spesso i nomadi digitali vengono ritratti su una spiaggia Thailandese o nei co-working di una grande metropoli scintillante. Ma esistono tante alternative e anche molto più vicine di quanto si pensi.
In questo capitolo ti voglio presentare KINO, una startup italiana che organizza esperienze di nomadismo digitale in Italia. L’obiettivo è di valorizzare sopratutto i piccoli borghi e paesi del nostro territorio coinvolgendo nomadi digitali da tutto il mondo.
La cosa che mi piace di più del progetto è l’integrazione che avviene con le comunità locali tramite uno scambio reciproco.
Ma andiamo con ordine… e sopratutto lascio la parola ai fondatori di KINO, Serena Chironna e Andrea Mammoliti.
P.S. C’è anche una bella sorpresa per te alla fine dell’intervista!
Andrea e Serena, cosa vi ha portato a creare KINO?
Andrea ha lavorato per diversi anni come Management Consultant in Cina, spostandosi poi nel mondo Start Up in Italia. Serena ha un background nel settore della sostenibilità e il suo ultimo impiego 9-5 è stato in Account Management presso una ONG internazionale nell’industria del Fashion.
Dopo aver vissuto per molti anni in grandi città come Londra e Shanghai, entrambi abbiamo iniziato a riconsiderare il nostro stile di vita. Abbiamo iniziato a guardare al lavoro da remoto e alla ‘location independence’ come strumenti per poter vivere appieno i nostri valori: libertà e flessibilità, l’importanza delle relazioni umane, il benessere fisico e mentale, l’internazionalità e lo scambio tra culture, e un lavoro che supporti il nostro stile di vita (e non viceversa).
La pandemia di 3 anni fa, ha intensificato queste riflessioni e, al contempo, ha accelerato il trend del lavoro da remoto.
Ci siamo conosciuti alla fine del 2021, mentre conducevamo delle ricerche online per esplorare le opportunità connesse al lavoro da remoto in Italia. Notando un allineamento di valori e la condivisione di una missione comune, abbiamo deciso di unire le forze e abbiamo fondato KINO Italy.
L’obiettivo? Portare lavoratori da remoto e nomadi digitali di tutto il mondo a lavorare dal nostro Paese, partendo dalle gemme 'nascoste' d’Italia.
Qual è la vostra definizione di nomade digitale?
Per noi un nomade digitale è qualsiasi professionista - dipendente, freelancer, imprenditore - che ha la possibilità di lavorare viaggiando perché non legato alle ottiche tradizionali del lavoro da ufficio. Unica condizione strettamente necessaria? Un laptop (ma c’è chi fa tutto sullo smartphone) e una buona connessione internet!
Come sta cambiando dal vostro punto di vista il mondo del lavoro?
È un tema complesso e ampio. Se ci concentriamo sul lavoro da remoto e il nomadismo digitale, pensiamo che stiamo attraversando un fase di transizione. Una fase in cui nuove tendenze stanno combattendo, un po’ a fatica, per affermarsi come legittime modalità di concepire il mondo del lavoro odierno.
Il lavoro da remoto, ad esempio, è stato adottato in massa come misura emergenziale durante il Covid, una volta finita la pandemia sembrava fosse una tendenza inarrestabile, mentre recentemente abbiamo assistito a cambiamenti di rotta e richiami di massa in ufficio. È un fenomeno in divenire, abbiamo bisogno di tempo per analizzare i reali impatti, ma siamo convinti che il lavoro da remoto è qui per rimanere.
Perché questa convinzione? Perché oltre a dare la possibilità di scegliere da dove lavorare, il lavoro da remoto ci aiuta ad essere genitori, figli, partner più presenti, a prenderci cura della nostra salute fisica e mentale, rende possibile l’accesso al mondo del lavoro a categorie che fino a pochi anni fa ne erano escluse (persone con disabilità, persone che si devono occupare di familiari malati, etc.). Il lavoro da remoto può anche aiutarci ad abbattere traffico ed inquinamento e diventa occasione di riscatto per territori rurali che nei decenni passati hanno subito fenomeni di fuga dei cervelli e deurbanizzazione.
Tutte queste sono conquiste troppo importanti per rinunciarvi e milioni di lavoratori in tutto il mondo si batteranno per poterle mantenere.
Cosa vi ha sorpreso dopo le prime esperienze con KINO riguardo ai borghi e piccole città italiane ?
Ogni posto che abbiamo visitato ha delle caratteristiche uniche, ma abbiamo sempre notato un sentimento di stupore da parte delle persone del posto verso la nostra community. Per gli abitanti di un piccolo centro è inspiegabile che un ragazzo ventenne decida di spendere un mese a lavorare dal loro borgo ‘nel mezzo del nulla’. Per gli abitanti di una cittadina come Ostuni, è difficile capire cosa ci faccia un gruppo di stranieri in paese a Marzo, quando molti servizi sono ancora chiusi e quando manca il fermento (o la ressa) dei mesi estivi.
È un sentimento di stupore che si tramuta in orgoglio quando riusciamo a fare vedere attraverso i nostri occhi, quello che di bello troviamo a casa loro.
Cosa fa la differenza per creare una community di successo in viaggio?
Le nostre esperienze hanno una durata precisa. Arriviamo e partiamo tutti nello stesso momento e questo garantisce che tutti i membri del gruppo vivano gli stessi momenti, accelerando il processo di formazione della community.
È indispensabile creare un framework dove tutti si sentano accolti e liberi di esprimersi, ma nel rispetto degli altri e dei valori condivisi dalla community. Il nostro ruolo da organizzatori è quello di creare questa cornice, invitando poi i membri della community a contribuire attivamente alla creazione dell’esperienza sulla base delle loro esigenze e preferenze.
Per tutte le nostre esperienze abbiamo un processo di selezione. Questo ci permette di verificare che tutti i partecipanti siano un buon ‘fit’ per la nostra community e il tipo di esperienza che andranno a vivere.
Infine, quando si tratta di community di remote workers e nomadi digitali, è indispensabile avere partecipanti intenzionati a lavorare durante il viaggio. Il rischio altrimenti è di creare uno strano mix tra persone in vacanza e persone che lavoreranno in preda ad una grossa FOMO (fear of missing out).
Come è possibile fare interagire il gruppo di nomadi digitali con le comunità locali?
Quello che abbiamo imparato dalle nostre esperienze, è la necessità di identificare delle persone nella comunità locale che abbiano voglia di interagire con il gruppo di nomadi digitali.
Nel nostro caso, essendo noi organizzatori Italiani, siamo riusciti ad identificare queste persone con più facilità, anche facilitati dai nostri partner locali. Ha poi senz’altro aiutato il fatto di essere nel contesto circoscritto di borghi e piccole cittadine.
Una volta identificati questi rappresentanti della comunità locale, è necessario creare degli eventi con la comunità più estesa.
Attività che hanno sempre funzionato nel nostro caso sono state: giochi e attività sportive (la barriera linguistica non è un grosso problema e il gioco aiuta ad unire), serate in locali frequentati da giovani del posto, partecipazione ad attività di associazioni di volontariato locale.
Che consigli dareste a un professionista che vuole provare lo stile di vita da nomade digitale?
Innanzitutto, di considerare se la professione attuale può supportare questo stile di vita. Queste domande sono un buon punto di partenza:
Con il mio lavoro attuale posso lavorare da dove voglio?
Se la risposta è no, posso cambiare qualcosa o devo trovare un’altra occupazione?
Se devo reinventarmi, quali sono le skills che posso utilizzare per un ruolo compatibile col nomadismo digitale o quali skills devo imparare?
Il consiglio è poi di osservare chi già fa questo stile di vita: capire che lavoro fanno, qual è stato il loro percorso, etc. Persone come Davide che parlano del loro cambio di vita, gruppi Facebook dove nomadi digitali ‘di vecchia data’ condividono esperienze e consigli con chi vorrebbe abbracciare il nomadismo digitale (es. il gruppo Facebook ‘Nomadi Digitali Italiani’). Non avere mai paura di chiedere, mettersi in gioco, e fare tanti test.
Infine, non serve pensare ad un cambio radicale del tipo ‘mollo tutto e vado a fare il nomade digitale a Bali’. Si può iniziare con ‘baby steps’ e capire se questo stile di vita faccia davvero al caso nostro. Magari ‘dietro l’angolo’, prendendo parte ad un’esperienza con KINO in Italia ;).
Grazie Andrea e Serena per questa bella testimonianza di un progetto Italiano e rivolto a valorizzare l’Italia (che ha davvero un potenziale incredibile per attrarre lavoratori di remoto da tutto il mondo).
Non mi sono dimenticato della sorpresa eh. Eccola qui!
Per i lettori di questa guida KINO ha riservato uno sconto speciale di 100€ per le loro prossime esperienze in borghi bellissimi come Ostuni (Puglia) e Pitigliano (Toscana).
Ti basta inserire nel form di iscrizione il codice sconto “Davide23”.
Spero che questo capitolo ti sarà utili per la tua prossima avventura da nomade digitale. Fammi sapere cosa ne pensi rispondendo a questa email o nei commenti :)
Ci leggiamo al prossimo capitolo della Guida Pratica al Nomadismo Digitale,
Davide
Se sei arrivat* a leggere fin qui, probabilmente quello che hai letto è stato interessante. Produrre questa guida richiede tempo e impegno.
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Grazie mille, ci leggiamo alla prossima! :)